BEPI GHIOTTI – MATERIA PRIMA
BEPI GHIOTTI – MATERIA PRIMA
30.10. – 27.11.2016
Materia prima potrebbe essere letta come uno degli esiti possibili del lavoro realizzato da Bepi Ghiotti sullo spazio neobarocco del Castello di Rivara. Soltanto uno degli esiti possibili determinato, ragionevolmente, dalla scelta di porre un limite temporale a questa strenua ricerca. Ma c’è un momento precedente, all’inizio del processo di intervento dell’artista sul luogo, nel quale il tempo è già entrato in gioco, prepotentemente, come materia prima. Lo sguardo allenato da fotografo di Bepi ne riconosce l’imponenza, manifestata dalle tracce di vita e di arte sedimentate negli anni negli spazi del Castello. Il suo lavoro, quindi, si concentra sul tentativo di far riemergere quel luogo nella sua essenza, come spolverando via, uno dopo l’altro, tutti gli strati della storia recente.
Ambiente dopo ambiente, parete dopo parete, Ghiotti studia le geometrie, ne ascolta il respiro; come un chimico in un laboratorio antico cattura la luce che, filtrando dalle finestre nelle diverse ore del giorno, cambia la visione di quelle architetture e restituisce, attraverso la sua installazione, un’esperienza essenziale del luogo. Le stanze della Villa Neobarocca, come organismi vivi, fanno emergere gli elementi primari della propria fisiologia: nel pulsare asincrono degli scatti dei due proiettori di pura luce, installati nell’ingresso, lungo le vibrazioni elettromagnetiche catturate con gesti antichi nelle cianotipie, negli scorci di volti e paesaggi soltanto immaginati attraverso i graffi di luce, strappati al nero del buio, dell’oblio.
Con un intervento che è quasi un’operazione di archeologia del luogo, intriso di suggestioni antropologiche e di tecniche desuete, Bepi Ghiotti svela al visitatore il cuore, lo accompagna alla “sorgente“ dell’identità di quegli ambienti ottocenteschi, recuperata attraverso la propria esperienza ostinata del Castello e di tutti i suoi fisici ed eterei abitanti. E camminando attraverso quei luoghi, tra quegli oggetti rivelatori di essenza, si ha la chiara sensazione di trovarsi dentro ad un processo in pieno divenire, profondamente interconnesso alla relazione faticosamente conquistata dall’artista con il Castello di Rivara, giorno dopo giorno, nella solitudine roboante di quelle grandi stanze vuote.
Diletta Benedetto